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CACA​-​CACTUS

by Gap's Orchestra

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1.
L’ESERCITO INCANTATO E ferisci come preferisci addormentati, poi risvegliami Sono distante come luci all’alba sempre blu, più vai giù Stordiscimi, scompigliami taglia il cardine esplodi l’attimo e vedrai Che anche tu sarai come gli aghi in riva a campi nomadi coltivati a plastica Con gli inutili vermi in lattice di latrine chine con lo scarico Solo carte rosse su vagoni verdi che ripartono con il tu piangere Arbitri folli di partite trite con alberghi là e vetrine qua Stordiscimi, riflettimi irretiscimi sgomentami, esaudiscimi imbastiscimi e poi solfeggiami
2.
UNA GALERA EQUIVALENTE SULLA RIVIERA Angoli di luce buia tra volumi antichi e volti in bianco e ocra letti di lenzuola di cartapesta su parquet di cemento a presa rapida rantoli di quella che si dice buona musica sparata da impianti comunque più grandi polvere di vite cieche che vantano rubano condannano in galere di diamanti tra le sbarre d'un cancello a click e secondini in perenne riunione sindacale con ranci di finger food take away e sushi come vuole il prete il venerdì bloody mary e blue martini e ancora tanta neve per dare il proprio meglio al lunedì in alberghi ad a alta velocità o in pensioni a bassa densità vostra unica immorale fustigata ora di libertà negata all'apparenza votata all'astineza incede con l'assenza di dichiarata violenza dentro un tunnel d'arroganza di squadrista militanza di dubbia appartenenza a una classe con la panza con la vostra detentiva libertà vigilata che si spende in una galera equivalente su una riviera elegante
3.
LINDAMENTE A G. L. F. Caotico e moribondo è il posto dove con sagace finezza ci hanno lasciato ardere. Hanno scelto questo per noi bruciati dalle fiamme di scottante ipocrisia anneriti dal fumo di gesuitiche maschere, bugiardi farisei calcolatori ci consumano nelle vampe della loro incandescente indecenza. Scagliati nell'abbandono, qua soli brucianti al cospetto di crocchi boriosi un formicaio di persone che vogliono farci credere che così si vive in questo mondo "umano" e questo è l'umano che vivono. Disumanarmi allora è quello che voglio se questa è la prigione in cui devo sopravvivere rinchiuso tra sbarre d' ignoranza barriere architettoniche del pensiero. Godo fortunatamente sempre del mio inseparabile istinto antiumano, ma una notte umanamente insonne sordide serpi strisciarono tra le lenzuola amidate di nosocomio Un punk quasi vecchio agganciava rampini e unghie a questo mondo che aveva urlato e vomitato e che lo aveva scartato come l’ultimo dei temporali nel deserto Quell’urlo senza fine si raggomitolò tra l’ugola e le tonsille comodo come non era mai stato si chetò il vomito si raffreddò la pelle i buchi si sanarono di croci i capelli si inchinarono al rituale antico, che non fu più dato dissacrare e il ginocchio, morbido per non aver mai toccato terra, cominciò a conoscere il fetore di marmo ormai mutato a massimo piacere La paura che cantavi di non avere ti coprì fredda con una coperta porporata. A quella mano falsa ti aggrappasti per non avere la forza di essere ciò che credevi per non essere come gli altri, come non sei mai stato per portare alla fede il tuo nome per non essere l’ennesimo clichè del rock ‘n’ roll qualcuno è il pre qualcuno è il post senza essere mai stato niente
4.
CONFORMITA’ EVIDENTI conformità evidenti di idioti dinosauri di oscurità morali secco stolto e fatto male a piramidi conformi avvezzi a sventolare franati da asteroidi nel prossimo futuro equidistante dal sole su satelliti continentali autonomi legiferano di antenne e di catene il nostro bisnonno ha stuprato i nostri padri sfondandogli le tasche di milioni siamo figli delle stelle pronipooti di sua maestà il denaro perdonate l’intrusione mi inginocchio e me ne vado
5.
Il forcone 03:55
IL FORCONE questa non è più una società civile non esiste più una società civile guarda che cos’è la tua società civile Vi infilzeremo e non scapperemo davanti ai vostri gendarmi pennati a fuoco le bandiere di qualsiasi colore saremo i nuovi vespri con gappistiche incursioni andremo a pascolare sulle vostre petroliere a mordere l’asfalto perchè ci è venuta fame buchi allo stomaco e sui nostri conti in banca tendenzialmente rendono gli animi ostili e ostilmente veniamo da voi coi forconi acuminati a unica bandiera tre punte per unirci destarci ed astenerci tre punte per unirci destarci ed astenerci pensavate finiti i tempi del baccano di averci imbonbonito e imboccato a sufficienza e invece noi cantiamo da sotto il nostro vulcano che la guerra è cominciata pacifica ma urlante schivando e collidendo contro il vostro o un altro potere serpeggia per le strade e non si blocca all’imbrunire siamo talmente tanti che non vi viene voglia di contarci paratevi il culo con i vostri scudieri raccontate bugie ai vostri bambini staccate la luce ai nostri condomìni rinchiudetevi nei bunker coi vostri milioni solo la filigrana resterà per sfamarvi noi ora ci cibiamo di ciò che credevate vostro riprendiamoCI gli aranci, le olive e il nostro mare non crediamo più nella società civile non esiste più una società civile questa non è più la mia società civile
6.
ORA ME NE VADO Non rispondo ad una corte che non mi rappresenta RIT. Ora me ne vado, ora me ne vado, ora me ne vado Io non lo chiamo oltraggio non avete il mio diritto a decidere di me, a additare chi ha sbagliato a dire chi può vivere o di chi puoi fare a meno RIT. Non si vede nessun uomo se sta dietro a un bancone se non la vedo non le credo RIT. Non modero alcun tono non sono io che urlo non sono io che martello non sono io che sudo RIT. Tronfi sui vostri telai di cartone a tendere corde come ignobili parche tre silenzi e persone tra scuri e lettini tra caschi e iniezioni tra morte e assassini RIT. Pensate che la vostra nascita fatale sul culo di un’isola nel cesso di un tram faccia di voi i nostri grandi eroi RIT. Ma quando ve ne andate, ma quando ve ne andate, ma quando ve ne andate Perchè un popolo ignorante ha messo una croce su una faccia per obbligo e dovere tra due sbarre di cartone alla fine di un complotto assai ben organizzato che nella vostra lingua mi pare si chiami elezione

about

CACA-CACTUS: storia di una società, storie da una società.

- L'esercito incantato, un INVITO:
Una compagnia di giullari ci invita sotto il grande e magico tendone, seducente ci accoglie una schiera incantata che ci solleva sui trapezi e poi ci spara verso l'alto, mostrandoci cosa vive sopra le nuvole cariche delle immaginifiche follie della realtà.

- Una galera equivalente sulla riviera, una CITTA':
Dal cielo giù in picchiata a schiantare il viso contro le grandi ali di cemento che dominano con anonima tristezza le nostre città, una delle tante galere dalle sbarre invisibili. Qui troviamo l'individuo nei suoi rapporti quotidiani, nel piccolo delle azioni comuni.

- Lindamente a G.L.F. un UOMO:
Tra questi agglomerati di case, strade e vite sempre uguali a loro stesse, scoviamo un uomo e ne scardiniamo l'intima unità col mondo, impariamo ad amare la sua diversità e penetriamo la sua anima. Un uomo comune che nega a sé stesso il cliché del suo essere umano, a stretto contatto con la propria umanità e con le proprie paure.

- Conformità evidenti, Evidenti conformità, Il forcone, la SOCIETA' CIVILE:
Il carro del nostro sguardo prosegue andando oltre, a mezza altezza appena sopra i comignoli delle case, alla corretta distanza per inorridire osservando i ghigni delle generazioni che ci hanno preceduto: irridenti ci sbeffeggiano, noi dedichiamo loro un profondo inchino per ringraziarli di aver fatto del mondo proprio il posto che meriterebbe di essere e in cui poter vivere con dignità. Schifati dall'inumanità del mondo visto fino a qui, dal nostro carrozzone sale un canto dall'anima popolare che si fa sempre più imponente e coinvolge intere città, una schiera di semplici persone che chiedono solo di vivere in una "società civile".

- Ora me ne vado, un COMMIATO:
Sbugiardati, spogliati, scherniti, se i dis-umani resisteranno anche ai nostri ultimi spasmi di vita intenti a sabotarli, l'unica visione di un futuro è in uno spazio mentale o forse addirittura fisico diverso da questo, in ogni caso molto lontano.

Alessandro Vasta: voce, chit. elettrica, pianoforte
Gennaro Gelsomini: voci, chit. acustica, chit elettrica, percussioni, piano elettrico, effetti
Massimiliano Vasta: batteria
Frank Pilutti: basso, fisarmonica
Antonio Purpuri: pianoforte

Produzione, mixaggio, mastering: Gap's Orchestra
Copertina e grafìca: Nunzietti style.

credits

released September 15, 2013

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Gap's Orchestra Udine, Italy

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